La texture mi ossessiona anche perché il suo risultato visivo è spesso identificato come ʻornamentaleʼ; in altre parole come non essenziale per la struttura, effimero.
Ma in realtà l’ornamento è per me, per così dire, strutturante.
Ha la funzione di ʻdecorare il tempoʼ, di sospendere in qualche modo il suo corso normale e di provocare uno spostamento, di natura quasi ʻpopʼ.
Il compiacimento (termine di per sé quasi negativo) che sembra essere dedotto dal “decorativo” è in realtà un tipo di esperienza del tempo molto particolare. È l’avvolgimento dell’attimo, le sue pieghe, le sue fluttuazioni organiche.
The texture also haunts me because its visual result is often identified as ʻornamental ‘; in other words as not essential for the structure, ephemeral.
But in reality, the ornamentation is for me, so to speak, structuring.
It has its function of ʻdecorating timeʼ, of somehow suspending its normal course and causing a displacement, of an almost ʻpopʼ nature.
The complacency (an almost negative term in itself) which seems to be deduced from the “decorative” is actually a very peculiar type of experience time. It is the wrapping around the moment, its folds, its organic fluctuations.
Camera con vista (2000) – Installazione per il Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC) di Milano
materiali vari: velluto, seta, nastro di cotone, filo di ferro e “corpi”
varied material: velvet, silk, cotton, ribbon, wire, “bodies”
cm 300×240 (diam)