Natura
J. W. Goethe scriveva: “La natura non ha sistema, ha vita, è vita e sequenza da un centro sconosciuto a un confine non conoscibile”. Natura come liberazione di forze, come tensione verso la trasformazione e l’erosione delle gabbie che circondano l’io. Ma è anche riflesso autobiografico, specchio puntuale della cronaca della nostra esistenza: è il dolore della perdita, ma allo stesso tempo è gioia per la ricostruzione in un nuovo flusso, verso un nuovo equilibrio. Si arrende per rinascere a nuova vita.
La mia ambizione è fare in modo che l’opera, che per sua natura sembra un cristallo sospeso nel tempo, conservi le tracce dell’irreversibilità del tempo stesso. E così l’astrazione non è in grado di cancellare totalmente le sue singolarità. Attraverso il continuo confronto con la natura, spero si instilli nell’opera una vibrazione imprevedibile, in modo che ogni volta che lo sguardo si posa su di essa dopo esserne stato distolto, avverta che qualcosa le è sfuggito. Come quando si guardano le nuvole.
Nature
J. W. Goethe wrote: “Nature has no system, she has life, she is life and sequence from an unknown center to a not knowable border.” Nature as a release of forces, as a tension towards the transformation, as well as the erosion of the cages surrounding the ego. But she is also autobiographical reflection, timely mirror of the chronicle of our existence: she is the pain of the loss, but at the same time she is joy for a reconstruction into a new stream, towards a new equilibrium. She gives up to be reborn to a new life.
My ambition is to ensure that the work, which by its nature looks like a crystal suspended from time, keeps traces of the irreversibility of time itself. And so abstraction is not capable of totally erasing its singularities. Through the continuous comparison with nature, I hope an unpredictable vibration is instilled in the work, so that every time the gaze rests on it after being diverted from it, it warns that something has escaped it. Like when looking at the clouds.
Abbandono
Ogni abbandono comprende una donazione che non viene cancellata, ma diventa essa stessa parte e si trasforma. Il verbo tedesco “aufgeben” è esplicito: l’abbandono è una donazione eccessiva. L’abbandono viene conservato ma, allo stesso tempo, diventa qualcos’altro.
E quindi lo spazio o l’oggetto abbandonato è soggetto a metamorfosi, pronto a cambiare e a rigenerarsi in una nuova natura.
Abandonment
Each abandonment includes a donation that is not cancelled but becomes a part itself and is transformed. The German verb “aufgeben” is explicit: abandonment is an excessive donation. Abandonment is preserved but at the same time, it becomes something else.
And therefore the abandoned space or object is subject to metamorphosis, ready to change and regenerate itself in a new nature.
Texture/Tessitura
Con questo non intendo solo l’interesse per il risultato, la texture, la griglia, la rete, ma anche il gesto che lo compone.
Per una donna anziana (italiana…) fare una trama è prima di tutto cucire, lavorare all’uncinetto: un gesto antico, artigianale, che ha in sé qualcosa di tecnologico.
Ripetitività, anche ossessività, meccanica. Ho quindi sempre trovato questo gesto compatibile con la sua “contaminazione tecnologica”.
Ma, allo stesso tempo, c’è un riferimento al fare della natura: l’ordito del ragno, la propagazione delle piante e delle radici.
Texture/Weaving
By it, I mean not only an interest in the result, the texture, the grid, the net, but also the gesture that composes it.
For an elderly (Italian…) woman, making a plot is first of all sewing, crochet: an ancient, artisan gesture that has something technological in it.
Repetitiveness, obsessiveness too, mechanics. I have therefore always found this gesture compatible with its ‘technological contamination’.
But, at the same time, there is a reference to the making of nature: the warp of the spider, the propagation of plants and roots.
La decorazione
La texture mi ossessiona anche perché il suo risultato visivo è spesso identificato come ʻornamentaleʼ; in altre parole come non essenziale per la struttura, effimero.
Ma in realtà l’ornamento è per me, per così dire, strutturante.
Ha la funzione di ʻdecorare il tempoʼ, di sospendere in qualche modo il suo corso normale e di provocare uno spostamento, di natura quasi ʻpopʼ.
Il compiacimento (termine di per sé quasi negativo) che sembra essere dedotto dal “decorativo” è in realtà un tipo di esperienza del tempo molto particolare. È l’avvolgimento dell’attimo, le sue pieghe, le sue fluttuazioni organiche.
Decoration
The texture also haunts me because its visual result is often identified as ʻornamental ‘; in other words as not essential for the structure, ephemeral.
But in reality, the ornamentation is for me, so to speak, structuring.
It has its function of ʻdecorating timeʼ, of somehow suspending its normal course and causing a displacement, of an almost ʻpopʼ nature.
The complacency (an almost negative term in itself) which seems to be deduced from the “decorative” is actually a very peculiar type of experience time. It is the wrapping around the moment, its folds, its organic fluctuations.
“Corpi”
Disseminati, a volte nascosti, altre più appariscenti, emergono nelle mie opere quelli che chiamo “corpi”, la cifra stilistica del mio lavoro.
Sono forme organiche, colte in un momento del loro divenire. Sono tensione, germoglio, proliferazione.
E rappresentano, nella mia immaginazione, uno dei possibili, lucidi sviluppi della natura femminile.
«Bodies»
Disseminated, sometimes hidden, other more flashy, what I call “bodies”, the stylistic code of my work, emerge in my works.
They are organic forms, captured in a moment of their becoming. They are tension, bud, proliferation.
And they represent, in my imagination, one of the possible lucid developments of the female nature.